BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Dell'Olio L.geo e idrologia - 2

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Geologia

Come risulta evidente dalla cartina IGM ( tavola n°1- pianta e sezione della grotta) il Buco del Corno si apre con due ingressi, uno a m 470 e uno a metri 506 sul un livello del mare, nell'affioramento dei calcari compatti del giurassico inferiore Domeriano (facilmente affioranti banchi di fossili ammonitici) sovrastanti i calcari saccaroidi del Lias inferiore che affiorano poco ad occidente della grotta. L'insieme dei calcari saccaroidi del Lias inferiore e dei calcari compatti del Lias medio formano l'anticlinale Zandobbio - Trescore.
Poco ad oriente della grotta i calcari Domeriani si trovano a contatto diretto, per opera di un sovrascorrimento tettonico, con gli scisti neri del Baremiano, sovrastati dal Cretacico inferiore e medio (Sass della Luna) che costituisce la parte bassa del monte Sega, il fondovalle percorso dal fiume Cherio è invece interessato da giaciture del periodo glaciale del Riss e del Wurm, in particolar modo il territorio di Entratico è adagiato sui depositi glaciali del Riss (fluvioglaciale di ghiaioso ad argille arancio in tutta la massa), tav. n° 2 - tavola geologica.




Morfologia

Risulta evidente come la cavità nel suo insieme debba la propria origine a vari corsi d'acqua che vi si sono alternati, oppure vi si sono riversati contemporaneamente (tavola n° 1). Eredita l'attuale morfologia dall'azione combinata erosiva fisico-chimica impostata sulla direttrice di una preesistente rete di fessure della roccia. La fessurazione nelle rocce (diaclasi), segue proprie direttrici aventi un certo grado di costanza che in questo caso sono facilmente individuabili; frequentemente la serie di diaclasi si sviluppa su piani paralleli intersecati da piani ad essi normali od obliqui. Infatti le direttrici delle diaclasi più evidenti si notano soprattutto nella galleria principale: la prima diaclasi dall'ingresso si sviluppo prevalentemente in direzione nord-ovest, terminando l'una serie di giunti di strato; dopo il Sala del Vortice prosegue in direzione sud- ovest, per poi dividersi nuovamente in due direzioni una verso ovest e l'altra verso sud. Lungo tali direttrici ha agito l'erosione fisica (attualmente anche chimica) dell'acqua, allargando le diaclasi, modellandone e spesso mascherandone le caratteristiche originarie. Intuibile risulta la genesi della grotta analizzando le grandi quantità di tracce rinvenibili. L'ingresso di un corso d'acqua epigeo ora scomparso (visibile all'esterno il letto fossile sotto pochi centimetri di copertura terrosa), veniva inghiottito dalla dolina attiva ancora oggi in posto, quest'acqua veniva ulteriormente incrementata da un altro corso ipogeo, questa forza dirompente venne a mancare quando parte della dolina franò chiudendo in tempi molto antichi totalmente questo meandro posto nella parete sud della Sala delle Salamandre. Poi una certa quantità d'acqua scavò il condotto circolare che attualmente, dalla dolina, porta nella suddetta sala le acque meteoriche. Un altro importante ingresso, pure franato in tempi molto antichi si trova nella Saletta della Frana; nella sua parte esterna si presenta con una depressione che raccoglie le acque dilavanti esterne che prima del crollo venivano convogliate nel cono della dolina, ora quasi totalmente scomparsa. Durante le precipitazioni meteoriche in quella depressione si forma una pozza di acqua che lentissimamente defluisce un sottosuolo. Quando il primo inghiottitoio e questo ora descritto, convogliavano per miscelamento una forte quantità d'acqua all'interno, questa per l'azione fisica più che chimica, scavava le gallerie meandriformi. Intuibile è pure il meccanismo che generò la formazione della Sala del Vortice, in particolare del grande vano della volta: si può supporre che allo sbocco della sala con la galleria iniziale del corso d'acqua abbia trovato un ostacolo, probabilmente l'enorme masso di crollo ancora in posto, lasciando libero l'accesso alla galleria principale solo in tre piccoli punti. Questo ostacolo limitando il deflusso delle acque avrebbe causato un'ingorgo con conseguente formazione di enormi vortici d'acqua: al movimento vorticoso corrispose una intensa azione erosiva sulle pareti che trattengono il liquido in movimento. L'azione in questo caso sarebbe svolta quasi esclusivamente per scorrimento delle acque sulle pareti, quando originariamente esisteva solamente alla galleria meandriforme superiore. Tale erosione dovuta ad una più lunga persistenza dell'acqua nel tratto della Sala del Vortice che scavando lo zoccolo delle pareti, ne avrebbe scalzato le fondamenta; venendo in questo caso a mancare le basi di appoggio gli strati superiori gradualmente crollarono. Questa serie di azioni fisico-chimiche sono molto evidenti ancora oggi. Ora si può ricostruire il percorso originario delle acque che diedero il contributo maggiore alla formazione la cavità. Un corso d'acqua consistente entrava nella dolina attiva esterna che incrementava quello ipogeo; questa massa liquida scavava un meandro di circa metri 1 di diametro posto circa 2 m di altezza dal pavimento attuale nella cavità, questa morfologia venne poi alterata quando si aprì il condotto superiore della Sala Finale, questo essendo posto 8 m di altezza creò una cascata che accelerò la dissoluzione delle rocce. Il condotto circolare proseguiva sempre in altezza ricevendo un altro consistente contributo idrico dalla galleria posta a ovest della Sala del Labirinto, questo incremento portò ad un ulteriore allargamento del meandro iniziale che da m 1 si ampliò fino agli attuali 3 metri; questa galleria originariamente usciva direttamente all'esterno, ora subisce una interruzione sopra descritta, nella Sala del Vortice. Questi meccanismi vennero a cessare quando la dolina esterna attiva anticamente crollò in parte chiudendo totalmente l'ingresso al primo corso d'acqua, lasciando attivo solamente un piccolo foro sulla sommità della Sala Finale. Altro crollo avvenne nella Saletta della Frana, la sala non si chiuse rapidamente ma impiegò moltissimo tempo prima che si otturasse totalmente; questa lunga fase è osservabile sulle pareti della cavità ove le gallerie meandriformi perdevo gradualmente la sezione circolare per assumere una configurazione ovaleggiante (galleria superiore) tipica dello scorrimento delle acque a pelo libero. Questo drastico impoverimento idrico portò allo scavo in profondità delle diaclasi (fessura di comunicazione della galleria meandriforme superiore con la galleria inferiore attuale) poi un improvviso incremento idrico portò alla costruzione delle gallerie attuali di sezione rettangolare e non più circolari.

Concrezioni

Il concrezionamento del Buco del Corno risale a tempi molto antichi, infatti le concrezioni si presentano generalmente fossili, la loro impostazione sviluppo si deve a una modesta e lenta quantità d'acqua che penetrando attraverso le fessure calcaree all'interno della cavità ha liberato per evaporazione del carbonato di calcio in quantità modesta, favorendo una crescita molto lenta. Queste concrezioni si trovano presenti maggiormente nella prima parte della grotta, di forma molto massiccia, con un evidente stato senile, dato il ridotto percorso del sotterraneo dell'acqua dall'esterno all'interno, questa deposita sulla concrezioni anche una forte quantità di materie estranee alla calcite; purtroppo queste concrezioni sono molto depauperate nelle loro caratteristiche principali naturali. Vandali vi hanno asportato tutte le punte delle stalattiti, delle cortine e anche le punte delle stalagmiti speciali modo nella Sala dell'Altare. In alcune parti si nota un ringiovanimento di queste concrezioni, piccole stalattiti, cortine e stalagmiti abbastanza pure, che però scompaiono nella vastità del complesso ipogeo. Interessante risulta la descrizione che fece nel 1856 lo Stoppani: "
dalla volta, la cui curva si perde nelle ombre di eterna notte, scende un gran massa di stalattiti, quasi una cortina d'un gran parato da letto, che meraviglia vedersi ".

Idrologia - Meteorologia


La cavità viene influenzata notevolmente dalla situazione metereologica esterna, pur mantenendo una circolazione di acque ipogee costanti durante tutto il periodo dell'anno. Lo sviluppo della cavità in posizione piuttosto superficiale, pochi metri al di sotto uno strato roccioso fessurato e impermeabile, risulta la causa principale di improvvise variazioni di portata del sistema idrico ipogeo, sempre in relazione alle variazioni meteorologiche epigee. In periodi normali la portata del corso d'acqua ipogeo risulta di circa 1-2 litri al minuto primo. Le immittenti sono individuabili, nel meandro secondario, nella Sala della Cascata, nel Meandro delle Vaschette, nel Meandro della Doppia S, nella Saletta della Sorgente (perenne apporto idrico del complesso ipogeo), nella Saletta del Labirinto, nella Sala delle Salamandre, nella Frana Antica e nella Saletta della Frana.
Alle sopraccitate immittenti si aggiunge un notevole stillicidio durante le precipitazioni meteoriche esterne; notevole e rapido, durante queste precipitazioni epigee, l'afflusso idrico sia nella Sala della Cascata che nella Sala delle Salamandre. In questi punti lo stillicidio si trasforma in cascata; nella Sala dell'Altare si era posta una stazione di rilevamento idrico, in periodi normali (cicli regolari di piogge), il livello delle acque non superava la media di 2 cm, pari a litri 1,5 al minuto primo, in casi eccezionali il livello delle acque superava nel punto i 20 cm che equivalgono a 50 litri al minuto primo. Assieme all'incremento idrico penetrò nella cavità anche foglie, rami, piccoli clasti ed altro materiale. Si è pure constatato con misurazioni in periodi normali che le acque che si riversano nelle gallerie della cavità subiscono un raffreddamento medio dal fondo all'uscita di circa 2°C, il che fa supporre, mancando il miscelamento epigee, un lungo percorso ipogeo. Anche l'aria subisce una diminuzione dal fondo della cavità all'ingresso di circa 1°, ma ciò è spiegabile dal periodo dal rilevamento, febbraio marzo del 1979, e da vari ingressi più o meno agibili del complesso carsico.

Tabella delle temperature rilevate dalle ore 10 alle ore 11,ciò non toglie un'inversione di valori durante il cambiamento delle stagioni, caratteristica tipica di tutte le cavità ipogee.

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anno 1979

febbraio

marzo


aria

acqua

aria

acqua

esterno

7,5°

7,0°

8,0°

7,6°

imbocco
(Sala dell'Altare)

8,7°

7,3°

8,9°

8,0°

Sala delle salamandre
(finale)

9,5°

9,5°

10°

9,8°

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