BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Pavan M. vegetaz - 6

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VEGETAZIONE

La grotta si apre, con tutte e due le imboccature, in un Castagneto che presenta le caratteristiche normali del Castanetum prealpino con sottobosco rado e una certa abbondanza di
Calluna vulgaris Hull.; le stazioni più umide ospitano macchie a Corylus avellana L. ecc., quelle più esposte a Rubus caesius L. ecc., che circondano le due entrate della grotta assieme a un corteggio di piante sciafile.
Attorno agli imbocchi lo strato erbaceo è coperto da
Hedera helix L. che si spinge lungo le pareti del pozzo assorbente e penetra nelle fessure del primo tratto dell'imbocco orizzontale (fig. 3, 3). Dove la luce è più debole, questa specie presenta un notevole allungamento delle foglie (prima spaccatura a destra) che sono anche più frastagliate del normale. La fanerogama che più si spinge nell'interno della grotta, oltre all'Edera, è il Geranium robertianum L. che arriva fino in fondo al pozzo dove inizia il tratto orizzontale debolmente illuminato e, nell'imboccatura orizzontale, si spinge molto innanzi (fig. 3, 7). Sia le pareti più esposte del pozzo che la soglia dell'entrata orizzontale, ospitano, nei vari ripiani dove c'è un certo accumulo di terra, anche Stachys silvatica L. Tutte le pareti esterne, in piena luce, presentano, seppur non molto abbondanti, numerosi talli lichenici (fig. 3, 1) per lo più sterili tra cui i più diffusi sono : Endocarpon miniatum Ach., che non penetra nell'interno e Verrucaria rupestris Schr.; i Muschi occupano solo le stazioni più umide o ombreggiate; le Alghe sono diffuse in tutti gli ambienti: lo Scytonema Hofmanni Agardh è localizzato nell'interno della grotta, lo Scytonema mirabile (Dihwyn) Bornet occupa invece anche gli spuntoni di roccia esterni e liminari.

Ruggero Tomaselli fu direttore dell'Istituto e dell'Orto Botanico dal 1964 al 1982.

Laureatosi in Scienze Naturali nel 1943, iniziò la sua carriere universitaria come assistente volontario alla cattedra di Geologia; nel 1945 fu nominato assistente incaricato alla cattedra di Botanica tenuta da Raffaele Ciferri.
Specializzatosi nel 1946 in citologia vegetale alla Sorbona, fino al 1948 si dedicò allo studio della fitosociologia lavorando presso la Station Internationale de Geobotanique Méditerranéenne et Alpine di Mantpellier, diretta da J. Braun.Blanquet. A lui va il merito di avere introdotto in Italia lo studio della Fitosociologia, con la pubblicazione del volume Introduzione allo studio della fitosociologia del 1956.
Dopo aver vinto una borsa di studio presso l'Università del Kansas, dove lavorò con il geografo A.W. Kuchler, tornato a Pavia iniziò ad occuparsi di cartografia della vegetazione, realizzando importanti studi sulla vegetazione mediterranea.
Le sue ricerche influenzeranno per molti anni l'attività dell'Istituto di Botanica in campo geobotanico e cartografico: a Pavia pubblicò la prima carta della vegetazione naturale potenziale d'Italia che, insieme ad altri notevoli studi in campo fitosociologico, gli valse la presidenza del "Gruppo di esperti per la cartografia della vegetazione europea del Consiglio d'Europa".
Importanti anche le sue ricerche in campo ecologico e vegetazionale, che ebbero un risvolto applicativo nella realizzazione della carta bioclimatica d'Italia.
Ha lasciato alla biblioteca del Dipartimento di Ecologia del Territorio oltre 300 testi di vario argomento (fitogeografia, cartografia, ecologia, fisiologia vegetale ecc.) facenti parte della propria biblioteca personale.

POZZO ASSORBENTE

In questa parte della grotta distinguiamo due zone principali, l'una costituita dalle pareti subverticali e l'altra dal vano orizzontale del fondo, coperto di ciottoli caduti dall'alto, legati da una certa quantità di terriccio acido, con molti detriti organici in disfacimento, costituiti soprattutto dalle foglie cadute dagli alberi che circondano tutto l'orlo dell'entrata.

A. Pareti e fondo.
Le pareti presentano parecchi piccoli ripiani con accumulo di terra, su cui si è installata l'Edera, assieme ad abbondante Stachyis silvatica L., Euphorbia amygdaloides J;. e Geranium robertianum L., poi Arabis arenosa Scop., Senecio Fuchsii C.C. Gin. Polmonaria officinalis L., zolle di graminaceae come Deschampsia flexuosa Trin., Festuca ovina L., Agropyrum caninum P.B. e qualche Luzula nivea Lam. et D.C. Tutte le fessure che corrono tra i ripiani orizzontali e il fondo ospitano Asplenium trichomanes L. e ciuffi di Scolopendrium vulgare Sm. Abbondanti sono i Muschi che occupano gran parte della superficie; la base delle pareti o i ciottoli del fondo costantemente umidi sono circondati e talvolta coperti dalla Fegatella conica Corda.
Il rapporto medio di abbondanza-dominanza [Tomaselli R. 1950. Per un censimento della Flora cavernicola italiana - Rassegna Spel. Ital., II (1): 86-87 ] delle specie delle pareti rispetto alla superficie ricoperta in primavera è il seguente:



Oltre alla Verrucaria rupestris Schrad., già nominata, troviamo qui, in pochi punti, assai limitatamente, Verrucaria maculiformis Krplh. e Verrucaria nigrescens Pers., che si spinge molto all'interno sul soffitto del cunicolo di fondo. Le fessure più umide presentano anche macchie di aspetto pulverulento verde-grigio con Scytonema Hofmanni Agardh e Chroococcus turgidus (Kützing) Nägeli con qualche tallo lichenico in disfacimento.
L'aspetto invernale di quest'ambiente è caratterizzato dalla mancanza di tutte le Fanerogame erbacee; restano l'Edera, i ciuffi ridotti di Pteridofite e poche foglie di Graminacee; dominano quindi solamente i cuscinetti verdi dei Muschi, che l'estate invece formano più che altro un feltro verde-bruno, talvolta crostoso nei punti esposti.

B. Vano al fondo del Pozzo assorbente
II vano di fondo presenta un abbondante tappeto muscoso a Thamnium alopecurum (L.) Br. eur., Mnium undulatum Weis. e Eurhynchium praelongum (Hedw.) Bd. eur. ssp. eu-praelongum Giacomini. Geranium Robertianum L. occupa piccoli tratti nella parte più esterna maggiormente illuminata, assieme a Scolopendrium vulgare Sin. e Asplenium Trichomanes L. Le pareti sono coperte qua e là, nella parte più profonda, da una crosta nera a Cleocapsa dermochroa Nägeli, rotta, nei tratti umidi e lisci, da fasce verdi a Protococcus viridis Ag. Proprio sul fondo, al limite di illuminazione, sui rametti e le foglie in disfacimento, abbiamo trovato dei fungilli bianchi, piccoli, privi di spore; è perciò difficile darne una determinazione precisa; tuttavia, malgrado l'esilità del gambo (con piccolo bulbo basale) per molti caratteri morfologici, come il cappello emisferico convesso-gibboso a tinta paglierina nel centro, le lamelle smarginato-uncinate al piede, ecc., riteniamo appartengano al Tricholoma cnista Fr.

IMBOCCO ORIZZONTALE

In questa parte della grotta distinguiamo diverse zone, determinate dalla graduale diminuzione dell'intensità luminosa e caratterizzate anche, abbastanza, nettamente, dalla successione della vegetazione.

A. Zona liminare
La parete di sinistra oltre ai Licheni già nominati per le pareli del Pozzo assorbente e che qui si trovano qua e là anche sul pavimento (fig. 3,1.) si notano delle striscie, giallastre d'estate, quasi aranciate d'inverno, di un feltro leggero a piccoli cuscinetti, costituite da filamenti di un'alga, la Trentepholia aurea Mart. (fig. 3, 2). La parete di destra ed il pavimento corrispondente ospitano Hedera Helix L. (fig. 3, 3) nella parte illuminata anche se debolmente, in certe ore della giornata, qualche leggero velo di Trentepholia aurea Mart. [Questa specie non è molto diffusa altrove nella regione tra Bergamo ed il Sebino. Fu trovata abbondante (R. Tomaselli, comunicazione verbale) solo sui massi ombreggiati in Val Supine prima di Fontana Fredda, tra Ceratello e il Piano della Palù] e nei punti più oscuri e relativamente umidi, dei talli di Lepraria aeruginosa Schrad. Fo.latebrarum. La volta è qua e là macchiata da chiazze brunastre, vellutate d'estate, viscide e verdastre d'inverno, costituite dai filamenti di un'altra alga, lo Scytonema mirabile (Dillwyn) Bornet (fig. 3, 4) che penetra anche nelle piccole fessure e nelle porosità della roccia che colora di un verde pallido caratteristico e contrastante con il verde brillante determinato dal Protococcus viridis Ag. Anche qui le piccole striscie di terra tra i massi del pavimento ospitano qualche fanerogama, come Stachys silvatica L., Plantago major L., Lactuca muralis Gaertn., (ai piedi della parete di sinistra), Asperula taurina L. e Oxalis acetosella L. Ciuffi di Scolopendrium vulgare Sm. si alternano ad Asplenium Trichomanes L. e a muschi poco abbondanti come Eucladium verticillatum (L.) Br. eur., Eurynchium praelongum (Hedw.) Br. eur. ssp. eu-praelongum Giacomini fo. laxa e Miobryum an calcareum (Warnst.).

B. Zona subliminare
In questa zona si fa più abbondante l'Asperula taurina L. (fig. 3, 5), con una leggera metamorfosi determinata dalla diminuita intensità luminosa; gli internodi diventano lunghissimi, il fusto fragile e glabro, coricato, le foglie più lunghe e leggermente eziolate. Anche Oxalis acetosella L., qui poco abbondante, presenta dei cauli più lunghi del normale, piccioli lunghissimi e più intensamente colorati in rosso, foglie più grandi.
La pareti di sinistra, esposte a ponente, e la base dei ciottoli, dallo stesso lato, sono occupate da numerose colonie di Fegatella conica Corda (fig. 3, 6) precedute qua e là sul terriccio basale da Pellia fabbroniana Raddi.
Cominciano qui le stazioni a Geranium robertianum L. (fig. 3, 7) che si spinge molto innanzi, con un allungamento graduale delle foglie sempre più sottili e frastagliate. La parete porta qualche tallo lichenico proveniente dalla zona precedente, più la ssp. virescens (Anzi) Garov. della Verrucaria nilgrescens Pers. e, sul fondo delle piccole fessure, Leproloma lanuginosum (Ach.) Nyl., Lepraria aeruginosa Schrad., Lepraria lichenoides Duf. e vegetazione idrofila come la forma calce incrustata dello Scytonema Hofmanni Agardh., piccole colonie di Chroococcus turgidus (Kützing) Nägeli e Chroococcus minutus (Kützing) Nägeli. I punti leggermente inclinati ospitano anche qui l'Asplenium trichomanes L. e due Muschi, Fissidens cristatus Vils. e ancora Eurhynchium. praelongum (Hedn.) Br. eur. ssp. eu-praelongum Giacomini, però in una fo. surculis filiformibus, tutti e due abbastanza abbondanti. Il 23 agosto 1951, dopo una serie di violenti temporali che avevano aumentato la portata del ruscello scorrente nella grotta fu osservata la scomparsa di tutte le Fanerogame ricoprenti il pavimento, escluso qualche Geranium robertianum L. riparato dai ciottoli. Di fronte alle inondazioni la vegetazione ha un comportamento passivo e subisce un destino parallelo a quello della fauna abitante la stessa zona.

C. Zona suboscura
Qui l'intensità luminosa molto minore (vedi fig. 3) esclude tutte le Fanerogame. Aumentano notevolmente le macchie di Fegatella conica Corda al limite con la zona precedente, che poi diminuiscono gradatamente. Oltre alle Leprarie già citate e qualche tallo di Lepraria incana Ach. e Lepraria aeruginosa Schrad. fo. latebrarum, anche qui come nel Pozzo assorbente le pareti presentano macchie a Gloeocapsa e Protococcus e, nei punti periodicamente più asciutti, filamenti di Scytonema Hofmanni Agardh. riuniti in strati sottili e compatti, con un solo muschio, poco abbondante, del gen. Isopterygium
.
D). Zona oscura
In questa parte della grotta gli unici segni di vegetazione macroscopica sono dati da qualche Lepraria, sopratutto Lepraria incana Ach. con la fo. latebrarum, che arriva molto in profondità e, all'inizio, qualche chiazza patinata di Protococcus viridis Ag.

E' da notare che vi è, in tutto questo imbocco, una grande differenza tra l'aspetto della parete di sinistra e quella di destra; la prima, meno verticale in basso, meno umida e più esposta all'influenza esterna, formando come un padiglione, presenta una vegetazione più abbondante anche ad Epatiche e a Briofite, che mancano invece quasi totalmente sulla parte destra più umida e molto meno illuminata.
E' interessante il fatto che oltre alle Fanerogame, metamorfosate per le particolari condizioni ecologiche, anche le Briofite presentano delle forme che si succedono gradualmente dall'esterno all'interno. L'esempio migliore è dato, come si o visto, dall'Eurhynchium praelongum (Hedn.) Br. eur. ssp. eu-praelongum Giacomini che si trova successivamente nella forma normale, in quella laxa e in surculis filiformibus.
Tutte le piante da noi riscontrate sono piuttosto comuni nelle grotte dell'Italia settentrionale. Alcuni tra i Licheni, come ad es. la Verrucaria nigriscens Pers., si trovano in ambienti cavernicoli molto diversi, dalle regioni a clima continentale, come questa, a quelle mediterranee, fino al litorale occidentale del Golfo del Leone [Tomaselli R. 1947. Notes sur la végétation des grottes de l'Hérault. - Ann. Spel 2: 173-135 e comunicazione verbale. Tomaselli. R. 1948. Apercu sur quelques associations de Lichens cryptophiles en France meridionale (Lot, Tarn, Hérault). - Rév. Bryol. et Lichen. 17: 170-173. ]
Nel complesso le nostre osservazioni confermano quelle già espresse da De Morton e Giacomini [De Morton, F. 1938. Monografia fitogeografica delle voragini e delle doline della regione carsica di Postumia. - Le Grotte d'Italia Ser. 2a, 2: 57-93.
Giacobini V. 1937. Florula della caverna " Buco del Frate " (Lombardia occidentale) - Atti Ist. Lab. Critt. Univ. Pavia, Ser. 4.a, 9: 227-241] che si possono ritenere quindi orinai di carattere generale per tutte le caverne della fascia calcarea prealpina.
Particolarmente interessante è il confronto tra lo spettro biospeleologico della vegetazione [Tomaselli R. 1951. La vegetazione delle grotte - Natura, 42: 96-100] del Buco del Corno e di una grotta a regime idrico simile, ad es. la Clamouse (Hérault) [Tomaselli R. 1947. Notes sur la végétation des grottes de l'Hérault. - Ann. Spel 2: 173-135 e comunicazione verbale ], della regione mediterranea.



Vediamo subito come alla Clamouse siano abbondanti gli individui delle due categorie che mal sopportano l'adattamento in grotta : eutroglosseni e troglofili afiletici. Le altre categorie invece sono più abbondanti nel Buco del Corno.
Sarebbe interessante e utile estendere le ricerche su questa base a molte inoltre grotte sia della fascia continentale che di quella mediterranea, allo scopo di vedere se vi sono delle differenze costanti e per stabilire degli eventuali tipi zonali climatici.

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